Essa non trovò altro che questo scritto, quando s’entra, a destra verso il Dipilo, Melissa ama Ermotimo, e poco più sotto, Padron Ermotimo ama Melissa.
Bacchide. Scapataggini di giovani! Ho capito. Qualcuno volendo far dispetto a Carino, l’ha scritto per farlo ingelosire, ed egli tosto l’ha creduto. Ma se lo vedrò, gli parlerò io. Ei non ha mondo, è fanciullo ancora.
Melissa. E dove lo vedrai, se egli s’è chiuso e stassene con Simmiche? E per giunta i parenti suoi lo cercano da me. Oh, se io trovassi una vecchia, come t’ho detto, o Bacchide, i’ mi crederei salva.
Bacchide. C’è, o cara, una fattucchiera veramente brava, una Sira, ancor verde d’età e tarchiata, la quale quando Fania mio si crucciò meco, anche per niente, come Carino, mi fece far pace con lui dopo quattro mesi, che io già ne disperava; ma per forza d’incantesimi egli tornò a me.
Melissa. E che fece la vecchia, se ancora te ne ricordi?
Bacchide. Non si piglia molto, o Melissa; una dramma e un pane; ma si deve apparecchiarle ancora sette oboli sopra alquanto sale, e dello zolfo, e una teda. Questo si piglia la vecchia, e si deve mescerle anche una tazza, si deve, e la beve ella sola. Sarà pure necessario un oggetto appartenente all’uomo, come una veste, o le scarpette, o una ciocca di capelli, o altra cosa simile.
Melissa. Io ho le scarpette sue.
Bacchide. E queste ella le appende ad un chiodo, e le suffumica con lo zolfo, spargendo il sale sul fuoco, e ripetendo tuttadue i nomi vostri, il tuo e il suo. Poi cavandosi del seno una rotella magica,(76) che ella porta a quest’uso, la gira dicendo certe parole incantate prestissimamente con la lingua, certi nomi barbari e spaventevoli.
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