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      Cavretta. Uh, me ne ha dette tante! Ma quel che importa, m’ha contato di ricchezze grandi, oro, vestimenta, servi, avorio; l’argento poi n’ha portato a staia; e non lo conta ma lo misura a staia. Anche Parmenone stesso aveva nel dito mignolo un anello grossissimo, affaccettato, e v’era incastonata una gemma tricolore che tirava più al rosso. Ei mi voleva raccontare una storia lunga, come passarono l’Ali, come uccisero un certo Tiridate, e le gran bravure che fece Polemone nella battaglia contro i Pisidi, ma io l’ho lasciato e son corsa ad annunziartelo, acciocchè tu veda come fare ora. Chè se vien Polemone (e verrà certamente come si sarà sbrigato dagli amici) se viene e dimanda di te, e trova Filostrato dentro, che nabisso non farà egli?
      Vegliantina. Troviamo, o Cavretta mia, un mezzo per uscir di questo imbroglio. Licenziar costui non va bene, testè m’ha dato un talento, e poi è mercatante, e m’ha promesso molto. Non ricever Polemone al suo ritorno è un altro male, perchè egli è anche geloso; e se quand’era povero non si poteva sopportare, or che farebbe egli ora?
      Cavretta. Oh, eccolo che viene.
      Vegliantina. I’ mi sento, o Cavretta, venir meno per la confusione, e tremo.
      Cavretta. E viene anche Filostrato.
      Vegliantina. O me perduta! perchè la terra non m’inghiotte?
      Filostrato. Beviamo un fiaschetto, o Vegliantina.
      Vegliantina. Oh, tu m’hai rovinata! Salute, o Polemone vieni ben tardi.
      Polemone. E chi è costui che s’appressa a voi? Tu taci? Brava Vegliantina! Ed io in cinque giorni son corso da Pilo a rotta di collo per venire ad una tal donna!


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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