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      Ma ben mi sta, e te ne ringrazio: i’ non sarò più menato pel naso da te.
      Filostrato. Tu chi sei, o buon uomo?
      Polemone. I’ son Polemone lo Stirieo, della tribù di Pandione, già capitano di mille, ora condottiero di cinque mila scudati, amante di Vegliantina quando credeva che ella avesse un cuore.
      Filostrato. Ma ora, o Condottiero, Vegliantina è mia, e s’ha preso un talento, e ne avrà un altro dopo che avrem venduto il carico. Vieni meco, o Vegliantina, e mandalo fra i Traci questo capitano.
      Cavretta. Oh, ella è libera, e verrà se le piacerà.
      Vegliantina. Che farò, o Cavretta?
      Cavretta. È meglio entrartene: non faresti nulla con Polemone che ora è sdegnato: la gelosia farà tutto.
      Vegliantina. Entriamo, se così vuoi.
      Polemone. Ed io vi annunzio che oggi è l’ultimo fiaschetto che berete, o non son io che ne ho uccisi tanti. Olà, i Traci, o Parmenone.
      Parmenone. Eccoli pronti, han serrato il chiassuolo con la falange: di fronte è la fanteria grave, ai fianchi i frombolieri e gli arcieri, gli altri al retroguardo.
      Filostrato. O Scannapane, ci hai presi per bimbi che ci spaurisci con le baie? Tu non hai ucciso mai un galletto, e sei stato alla guerra, tu? Stavi a guardia di qualche castelluccio, perchè forse avevi doppia paga, chè questo te lo voglio concedere.
      Polemone. Saprai tosto chi son io, che ci vedrai avanzare con un giro a destra sfolgoranti nelle armi.
      Filostrato. Avanzatevi: chè io e questo mio compagno Tibio, vi scaglierem tanti sassi e cocci da sperdervi, e non farvi trovare neppur la via di fuggire.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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