10.
Rondinella e Rugiadosa.(82)
Rondinella. Non viene più da te, o Rugiadosa, il giovanetto Clinia? Da molto tempo io non ce l’ho veduto.
Rugiadosa. Non viene più, o Rondinella: il maestro gli ha proibito di più accostarsi a me.
Bandinella. Chi? il maestro di scuola Diotimo? oh, egli è cosa mia.
Rugiadosa. No, ma Aristeneto; che pigli un malanno a lui e a tutti i filosofi.
Rondinella. Quel viso arcigno tu dici? quel gran barbone, che suole passeggiar co’ giovani nel Pecile.
Rugiadosa. Lui, quel chiacchierone! che lo possa veder morire di mala morte, lo possano trascinar per la barba.
Rondinella. E perchè ha messo in capo a Clinia queste cose?
Rugiadosa. Io nol so, o Rondinella. Egli che non è stato mai una notte senza dormire con me, dacchè ha conosciuto donne, e conobbe me prima, da tre giorni non si è neppure avvicinato al chiassuolo. Io stavo tanto mesta, e avevo il cuore tanto scuro; onde mandai la Nebrida a vedere se egli stesse in piazza o nel Pecile: ed ella mi riferì, come vedendolo passeggiar con Aristeneto, da lontano gli fece un cenno, ed egli arrossendo guardò a terra, e non levò più gli occhi. Traversarono insieme la città, ed ella dietro sino al Dipilo; ma vedendo che egli non si rivolgeva mai, se ne tornò non potendo dirmi niente di certo. Figurati a questo come io entrai tutta sossopra, non sapendo immaginare che avesse il ragazzo. S’è preso collera per qualche cosa? dicevo tra me: s’è innamorato di qualche altra, e ristuccato di me? Gliel’avesse vietato suo padre?
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