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      Ha sopra cinquant’anni, senza un capello in capo, ha la pelle come il guscio d’un granchio. E non vedi bei denti che ha in bocca? Quanto è aggraziato, o Dioscuri, specialmente quando canta e vuol fare lo spasimato: pare un asino che suona la cetra! Godilo col buon pro’, che ne se’ degna: e vi possa nascere un granchiolino che sia tutto il padre. Io m’acconcerò con Delfida o Cimbalina che fanno per me, o con la vicina nostra la zufolatrice, o mi troverò qualche altra. I tappeti, le collane, e le paghe di due mine non le danno tutti.
      Mirtale. Beata lei che t’avrà per innamorato, o Dorione: chè tu le porterai cipolle da Cipro, e formaggio dal Giteo quando arriverai.
     
     
     
      15.
      Coclide e Partenide.
     
     
      Coclide o Conchigliuzza. Perchè piangi, o Partenide? e donde vieni che porti i flauti rotti?
      Partenide. Quel soldato Etolo, quel pezzo d’uomo innamorato di Crocale (di Petruzza), m’ha dato tanti schiaffi, trovandomi a sonare in casa la Crocale: i’ c’ero perchè Gorgo il rival suo m’aveva tolta a prezzo: ed ei m’ha rotti i flauti, ed ha mandata la mensa sossopra mentre banchettavano, e ha rovesciate le tazze, con una furia che mai la maggiore. E quel povero villanzone di Gorgo egli l’ha afferrato pe’ capelli, l’ha tratto giù dalla tavola, se l’han messo sotto, e gli davano il soldato, che si chiama Dinomaco, e un suo compagno anche soldato. I’ non so se quel poveretto potrà vivere, o Coclide: gli scorre tanto sangue dal naso; ed è tutto enfiato e livido.
      Coclide. Era pazzo costui, o era ubbriaco, e l’ha fatto nel vino?


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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