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      Queste ed altre inezie passiamole pure; chè la creta era ancora informe, il capolavoro non ancora perfetto. Ma ciò che fece a suo padre, si deve dire: benchè tutti voi sapete ed avete udito come egli strangolò quel povero vecchio, non volendo farlo andare oltre i sessant’anni. Divulgato il fatto, ei si condannò da sè stesso all’esilio, ed andò vagando qua e là tramutandosi. Ed allora egli apprese la mirabile sapienza dei Cristiani, avendo in Palestina stretta amicizia con loro sacerdoti e dottori. Ma che? In breve costoro parvero fanciulli a petto a lui: egli profeta, egli pontefice, egli capo delle loro adunanze, egli solo era il tutto; interpetrava e spiegava i libri, ne scriveva anche molti, e quelli lo stimavano come un Dio, lo tenevano loro legislatore, lo intitolavano loro signore: perocchè essi adorano ancora quel grand’uomo crocifisso in Palestina, che introdusse questa novella religione nel mondo. (87)
      In quel tempo Proteo fu preso come cristiano e gettato in carcere: la qual cosa gli acquistò grande autorità dipoi, e fama di santità, di che egli molto si compiaceva. Come ei fu in prigione, i Cristiani stimando che la sua fosse una comune loro disgrazia, tentarono ogni via per trarnelo, e non potendo riuscirvi, gli prestavano ogni specie di servigi con somma cura. Da che spuntava il dì era a vedere innanzi al carcere vecchie, vedove, orfanelli: i loro capi, avendo corrotti i custodi, entravano e passavan la notte con lui: gli erano portate ogni maniera di vivande: si facevano sacre preghiere per lui; e l’ottimo Peregrino (che così era chiamato ancora) era tenuto da essi per un novello Socrate.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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