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      Egli s’ha messo in mente che sarà uno spettacolo nuovo un uomo che si brucia in un luogo sacro, dove non è lecito di neppur seppellire quelli che ivi muoiono. Voi sapete, pensomi, come una volta uno volendo una gran nominata, e non trovando altro modo di acquistarla, bruciò il tempio di Diana in Efeso. Lo stesso pensiero è caduto in mente a costui, la stessa smania d’illustrarsi lo strugge.
      Eppur egli dice che fa questo per bene degli uomini, per insegnar loro a disprezzare la morte, e durare ai tormenti. Or io dimanderei un po’ non a lui, ma a voi: Vorreste che i malvagi imitassero questa fortezza, non curassero la morte, stessero saldi fuoco ed ai supplizi? So bene che no. Come dunque Proteo non discerne che se gioverà ai buoni, renderà i malvagi più audaci e temerari? Ma pognamo che verranno a vederlo solamente quelli che potranno averne bene; ditemi voi: vorreste che i vostri figliuoli imitassero costui? Neppure. Ma che vo’ io dimandando a voi, se de’ suoi discepoli stessi nessuno vorrebbe imitarlo? E questo si potria dire a Teagene: Tu che imiti il maestro in tante cose, perchè nol segui, perchè non l’accompagni ora che vassene ad Ercole, come ei dice, mentre pur potresti in un momento divenir beato, facendo con lui un capitombolo nel fuoco? Portar bisaccia, bastone e mantello non è imitare: chè cotesto ognuno può farlo: il fine, il più importante conviene imitare; comporre una catasta di legne di fico, ma delle più verdi, e soffocarsi nel fumo: perchè il fuoco è cosa non solo di Ercole e di Esculapio, ma anche dei sacrileghi e degli omicidi, che son condannati ad esser bruciati.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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