Uh, ella è la Filosofia, e chiama a voci dolorose il mio nome. Perchè piangi, o figliuola? Come! lasci il mondo, e vieni qui? Forse gl’ignoranti un’altra volta ti hanno tramata un’insidia, come allora che uccisero Socrate accusato da Anito; e però fuggì da loro?
La Filosofia. Non è questo, o padre. Anzi quelli, il popolo, mi lodavano, e mi avevano in onore ed ammirazione, e quasi m’adoravano, benchè non capissero molto quel ch’io dicevo. Ma, quegli altri (oh come posso chiamarli?), che si spacciano per miei familiari ed amici, e pigliano il nome mio, quelli mi hanno assai maltrattata.
Giove. I filosofi ti hanno fatto qualche oltraggio?
La Filosofia. No, o padre: anzi sono offesi con me anche essi.
Giove. E chi dunque ti ha offesa, se tu non incolpi nè gl’ignoranti, nè i filosofi?
La Filosofia. Ci ha alcuni, o Giove, di mezzo tra il volgo ed i filosofi, all’abito, all’aspetto, all’andare simili a noi, e così composti; però si tengono della mia schiera, s’arrogano il nome nostro, dicendosi miei discepoli, compagni e seguaci, mentre la vita loro sozzissima è piena d’ignoranza, di prosunzione, d’impudicizie, e sono scorno grande per noi. Da costoro offesa, o padre mio, me ne sono fuggita.
Giove. Grave è questo, o figliuola; ma che specie d’offesa t’hanno fatta?
La Filosofia. Vedi, o padre, se è piccola. Tu vedendo il mondo pieno d’ingiustizie e d’iniquità, perchè era in mano all’ignoranza ed alla violenza, e sconvolto da loro, avesti pietà del genere umano sviato per il suo poco conoscere, e vi mandasti me, raccomandandomi di badare che cessassero di oltraggiarsi fra loro, e soperchiarsi, e vivere come bestie, ma sollevando lo sguardo alla verità vivessero più tranquilli.
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