Perocchè vanno riscotendo un tributo, o come essi dicono, tondono le pecore; e molti danno o per rispetto all’abito, o per non udirsi dir male. E forse essi hanno capito ancora un’altra cosa, che essi sono confusi in un fascio coi veri filosofi; e che nessuno può giudicare o discernere quel di dentro, se quel di fuori è simile. Non ammettono discussione affatto, se taluno dimanda così pulitamente e breve; ma subito gridano, e ricorrono alle villanie, che è il loro forte, e mettono mano al bastone. Se cerchi i fatti, trovi parole assai: se li vuoi giudicar dalle parole, ti dicono di guardare la loro vita. Sicchè tutta la città è piena di cotali furfanti, specialmente di quelli che si dicono seguaci di Diogene, di Antistene e di Crate, sotto l’insegna del cane; i quali non ritraggono le buone qualità del cane, la vigilanza, la guardia della casa, la fedeltà al padrone, la memoria, ma si affaticano d’imitare il latrato, la ghiottornìa, la rapacità, la lascivia continua, e l’adulazione, e il brandir la coda quand’uno dà, e lo star presso alle mense. Or vedrai tosto che avverrà. Che tutti gli altri lasceranno le botteghe e abbandoneranno le arti quando vedranno che essi faticano e si stancano da mattina a sera curvi sul lavoro ed appena ne cavano per campare; e costoro oziosi ed impostori sguazzano fra tutti i beni, chiedono come fosse roba loro, ricevono prontamente, si sdegnano se non hanno, e neppure ringraziano quando hanno. Questo pare ad essi un pezzo di vita del secol d’oro, e che veramente il mele piove in bocca dal cielo.
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Diogene Antistene Crate
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