Ti pare piccola cosa vincer sempre ai dadi, e nel trarli far sempre asso gli altri, e sei tu? Così si sono straricchiti molti, ai quali il dado andava sempre a favore: ed altri per contrario sono usciti nudi di questo pelago, avendo rotta la barca a sì piccolo scoglio che è il dado. E poi il bere a piacer tuo, il passare pel più bravo cantatore in un banchetto, il farsi servire dagli altri e comandare che sieno tuffati nell’acqua in pena della loro goffaggine nel servirti, l’essere gridato vincitore, e coronato d’una salsiccia, non è egli un piacer grande? E di più, divenir re di tutti per aver vinto agli aliossi, non esser trastullo de’ capricci altrui, ma poterti scapricciare e comandare a bacchetta: Ehi, di’ tu, che tu sei un asino: tu spogliati nudo e balla: tu afferrati in collo una zufolatrice, e fa tre giri intorno la stanza; non sono queste pruove della magnificenza mia? Se ti spiace che questo regno non è nè vero nè durevole, tu sei uno sciocco, perchè non vedi che io, che lo dò, serbo il mio per poco tempo. Queste adunque sono le cose che io posso dare; giucare, vincere, cantare, ed altro che t’ho detto; dimandami liberamente di queste, chè io non ti spaurisco con l’egida e con la folgore.
Il Sacerdote. O il più buono dei Titani, di queste io non ho bisogno, ma almeno chiariscimi d’una cosa che specialmente desideravo di sapere: e se me la dirai, m’avrai ben compensato dei sacrifizi che t’ho fatti, e ti assolverò d’ogni altro debito.
Saturno. Di’ pure: ti risponderò, se è cosa che conosco.
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Ehi Sacerdote Titani
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