Il Sacerdote. Possa aver sete e non bere a chi non piace ciò che tu dici, o Saturno. Beviamo pure, e cionchiamo. Tu me n’hai dette anche d’avanzo: ed io penso di scrivere in un libro questo po’ di conversazione, le dimande mie e le cortesi tue risposte, e farlo leggere a quegli amici che son degni di udire i tuoi discorsi.
IL SATURNOSOLONE.(99)
Questo ve lo dice Saturnosolone, sacerdote e profeta di Saturno, e legislatore della sua festa. Ciò che i poveri debbono fare, l’ho mandato loro scritto in un’altra lettera, e so bene che essi staranno alle leggi; se no, vi saranno costretti dalle gravi pene stabilite contro i disubbidienti. Voi altri, o ricchi, badate di non trasgredirle, e di non fare i sordi a ciò che è ordinato: chè così facendo, sappiate che voi non disprezzate le leggi mie, ma di Saturno stesso, il quale ha scelto me a legislatore della sua festa, essendomi apparso non in sogno, ma ieri quand’ero ben desto, ed ha ragionato meco di faccia a faccia. Ei non era incatenato nè pieno di squallore, come lo rappresentano i pittori che si bevono le chiacchiere dei poeti; ma aveva in mano una falce bene arrotata, ed era lieto, fresco, robusto, e d’aspetto regale. In questa forma egli mi è apparso, e m’ha detto cose veramente divine, e degne di risapersi da voi.
Vedendomi camminare tristo e pensoso, da dio che egli è, conosce subito la cagione della mia malinconia, e che io di mala voglia sopporto la povertà, avendo indosso la sola tunica in questa stagione che fa tanto freddo, fanno continui rovai, e grandine e neve, ed io non posso difendermene affatto: ed avvicinandosi la festa, vedo gli altri spendere e spandere in apparecchi per sacrifizi e banchetti, e a me mancare il necessario per celebrarla.
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