- Adirarsi, sdegnarsi, minacciare non sia lecito a nessuno. Dimandar conto dai fattori neppure sia lecito nei Saturnali. - Nessuno richiegga danari o vesti date in prestito, nè risponda a lettere, nè s’occupi d’alcun lavoro, nè componga o reciti discorsi se non piacevoli, festosi, pieni di motti e di facezie.
Seconde Leggi.
Molto prima della festa i ricchi scrivano in un libretto tutti i nomi dei loro amici: tengano pronto in danaro contante il decimo della loro rendita, le vesti soverchie e un po’ grossolane, altre suppellettili, e molto vasellame d’argento: ed ogni cosa sia preparato. - Nella vigilia della festa si purifichino ben bene la casa, e ne scopino fuori l’avarizia, la gretteria, la spilorceria, e l’altre porcherie che abitano con essi. E così purificata la casa, facciano sacrifizi a Giove dona ricchezze, a Mercurio donatore, ad Apollo magnifico. Dipoi in su l’ora di vespro leggano quel libretto, ed assegnando una cosa a ciascuno amico secondo suo merito, prima che tramonti il sole gliela mandino. I portatori, non più di tre o quattro, sieno servi fedelissimi e già vecchi. - Si scriva in una polizza ciò che si manda, e quanto, acciocchè non cada alcun sospetto su i portatori. - Questi servi non chiedano mance: bevano un solo bicchiere per uno, e vadano via. - Ai letterati si mandi il doppio d’ogni cosa, perchè essi meritano due parti. - Nella polizza si parli de’ doni semplice e brevemente: non parole offensive, nè lodi di ciò che si manda. - Un ricco non mandi niente ad un altro ricco, nè inviti ai Saturnali un suo pari.
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