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      Il vino poi dev’essere uno e il medesimo per tutti: chè in qual legge è scritto che egli deve ubbriacarsi di vino vecchio odoroso, e a me il mosto far crepare lo stomaco?
      Se questa faccenda la raddrizzerai, o Saturno, e racconcerai, la nostra vita sarà vita, e la tua festa sarà festa: se no, te la facciano essi la festa. Noi ci corcheremo, e manderem loro mille cancheri; che quando dopo il bagno si mettono a tavola, un servo rovesci l’anfora e la rompa; che il cuoco faccia il brodo che senta di fumo, e per ismemoraggine versi la salamoia del pesce nelle lenticchie; che un cane traforatosi in cucina, mentre i cucinieri attendono ad altro, divori tutto il sanguinaccio e mezza schiacciata; che il cinghiale, il cervo e la porchetta lattante mentre s’arrostiscono facciano quello che Omero dice de’ buoi del Sole, anzi non solo si strascinino per terra, ma saltino e fuggano nei monti con tutti gli spiedi: che le galline ingrassate benchè spiumate e preparate se ne volino anch’esse, affinchè non se le godano essi soli; che, per farli più crepare, le formiche, come fanno quelle d’India, scavino l’oro che essi tengono nascosto, e di notte lo spargano nel popolo; che le vestimenta, per incuria del guardaroba, sieno rosicchiate e crivellate dai cari sorci, proprio come una rete da tonni; che quei loro garzoni leggiadri e zazzeruti, e che essi chilamano Iacinti, Achilli e Narcissi, quando presentano la coppa diventino calvi, perdano a un tratto i capelli, si coprano d’un’ispida barba come è quella dei barbalacchi(100) nelle commedie, poche setole pungenti alle tempie, e tutta la zucca liscia e nuda.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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