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      Questi ed altri centomila cancheri noi manderem loro se penseranno solo a sè stessi, e non vorranno goder con noi delle loro ricchezze, e non darcene una particella.
     
     
      2a.
      Saturno a Me suo reverendo Sacerdote salute.
     
      Che pazzia è la tua di scrivere a me come va il mondo adesso, e di volere che io faccia una nuova divisione dei beni? Questo dovresti contarlo ad altri, a chi regna ora. E mi fa maraviglia che tu solo non sai come io da molto tempo ho cessato di esser re, avendo diviso il regno tra i miei figliuoli, e che Giove s’incarica di queste faccende. Io non m’impaccio più in là dei dadi, del baccano, delle canzoni, del trincare, ed anche non più che per sette giorni. Onde intorno a quelle gran cose che tu dici, a togliere l’ineguaglianza, e fare o tutti poveri o tutti ricchi, vi risponderà Giove. Se poi qualcuno ha offeso o trasgredite le leggi della festa, questo spetta a me a giudicare: e scriverò ai ricchi intorno ai conviti, al sestiere dell’oro, e alle vesti che vi dovrien mandare nella festa: è giusto questo, ed essi debbono farlo, come voi dite, se pure non hanno ad addurre qualche ragione in contrario.
      Ma del resto sappiate che voi altri poveri siete in errore, e sbagliate assai sul conto dei ricchi, se credete che sono felicissimi, e che essi soli vivono la vita piacevolmente, perchè fanno banchetti suntuosi, s’imbriacano di vini squisiti, si sollazzano con belle donne e con bei zanzeri, e si vestono di robe fine. Voi non sapete che c’è sotto: quanti pensieri per mantenersi la roba; come conviene vigilar sempre e stare attento che l’economo non trascuri nè rubi nulla, che il vino non inacidisca, che il grano non impidocchisca, che un ladro non involi il vasellame, che il popolo non creda a chi ti vuol male e dice che vuoi farti tiranno.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





Sacerdote Giove Giove