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      Così mi disse il Biblese; e se mi disse schietta la cosa, a me parve miracoloso anche quel rincontro del vento. Montai ancora sul Libano da Bibli, che v’è un giorno di cammino, avendo saputo esser quivi l’antico tempio di Venere(107) edificato da Cinira; e vidi il tempio, ed era antico. E questi sono in Siria i templi antichi e grandi.
      E benchè sieno tanti, nessuno a me pare maggiore di quello della città Sagra, nè v’è tempio più santo, nè paese più divoto. Vi sono opere magnifiche, e antichi voti, e molte maraviglie, e statue che rendono oracoli,(108) e dii che chiaramente in esse appariscono. Chè quivi le statue degl’ iddii sudano, si muovono, predicono l’avvenire: e spesse fiate risonò una voce nel tempio mentre era chiuso il sagrato, e molti l’udirono. Di ricchezze poi, oh, tra quanti ne ho veduti è il primo: chè ricchezze molte ci vanno dall’Arabia, dai Fenicii, dai Babilonesi, ed anche dalla Cappadocia: e ce ne portano ancora i Cilici e gli Assiri. Vidi io stesso in certi ripostigli del tempio assai paramenti, ed altre suppellettili di argento e d’oro. Le feste poi e le processioni in nessun altro paese del mondo se ne fanno tante.
      Quand’io dimandai degli anni che ha il tempio, e qual dea credono che vi sia, mi si fecero molti racconti, alcuni sacri, altri volgari, altri del tutto favolosi, ed altri barbari, ed altri ancora concordi a quelli dei Greci; i quali tutti io dirò, sì, ma non accetto affatto. Volgarmente adunque si dice che Deucalione lo Scita fabbricò il tempio; quel Deucalione al cui tempo furono le grandi acque.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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