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      C’è un altro racconto sacro, che io udii da un savio: che la dea è Rea, ed il tempio è fattura di Atte. Atte, di nazione Lido fu il primo che istituì le feste in onore di Rea: e quelle feste che i Frigi, i Lidi e i Samotraci sogliono celebrare, le appresero da Atte. Chè come la Dea lo castrò, ei smesse il vivere maschile, mutossi in sembianza femminile, prese vesti donnesche, e andando per tutta la terra, celebrava feste, narrava i casi suoi, e cantava Rea. Tra gli altri paesi capitò ancora in Siria: ma come quelli d’oltre Eufrate non accettavano nè lui nè le feste, egli in questo luogo fabbricò il tempio. La pruova è, che la dea dà molta aria a Rea; è tirata da leoni, ha il timpano in mano, il capo turrito, come i Lidi fanno Rea. E parlandomi dei Galli che sono nel tempio, mi diceva che i Galli si castrano non per Giunone ma per Rea, e ad imitazione di Atte. Ma queste cose a me paiono ingegnose sì, vere no: e della castratura seppi un’altra cagione molto più credibile.
      A me poi piace ciò che raccontano intorno al tempio quelli che più si accordano coi Greci, e credono che la dea sia Giunone, e l’opera sia fattura di Bacco figliuolo di Semele. Imperocchè Bacco venne in Siria per quella via onde tornò dall’Etiopia: e nel tempio sono molti indizii che Bacco l’ha fatto, fra gli altri ci ha vesti barbariche, e gemme d’India, e corna d’elefante,(109) cose che Bacco portò di Etiopia; e nell’atrio stanno due falli molto grandi con questa scritta: QUESTI FALLI IO BACCO A GIUNONE MADRIGNA CONSAGRAI. E per me basta questo.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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