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      E subito essendosi risanata, il marito la mandò nella città Sagra, e con lei grande tesoro, e molti soldati, quali per fabbricare, quali per guardia di lei. Chiamato poi uno de’ suoi amici, assai bel giovane, a nome Combabo, gli dice: Io, o Combabo, conoscendoti molto dabbene, ti amo più di tutti gli amici miei, ed ho avuto sempre a lodarmi del tuo senno e della benevolenza che mi hai dimostrata, ma ora ho bisogno di una gran fede: però voglio che tu debba accompagnare la donna mia, condurre a fine quest’opera, compiere il voto, e comandare i soldati: e quando poi sarai ritornato avrai da me grande onore. A queste parole Combabo subito a pregare e supplicare che non lo mandasse, non gli affidasse incarichi troppo gravi per lui, le ricchezze, la donna, un’opera sacra: temeva ancora che col tempo infine darebbe qualche gelosia per Stratonica, la quale egli solo doveva condurre. Ma come non potè svolgerlo, si appigliò ad un’altra preghiera: dessegli tempo otto giorni, e poi lo manderebbe; avere a sbrigare un affare che moltissimo gli importava. Ottenuto questo facilmente, torna a casa sua, e gettatosi per terra, rompe in questi lamenti: Ohim
      è misero! come tanta fede in me? come questo viaggio, di cui già vedo la fine? Io son giovane, e accompagnerò una donna bella. Questo sarà per me una grande sventura, se io non leverò ogni cagione di male. Però m’è necessario fare un grande atto, che mi libererà da ogni timore. Così detto si storpia, e tagliatisi i genitali, poseli in un vasello con mirra, mele ed altri aromi: e poi che l’ebbe suggellato con l’anello che portava, attese a risanare.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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