E questo basti di quei che salgono sul fallo.
Il tempio guarda l’oriente: di figura e di fattura è come i templi che si fanno nella Ionia. Una grand’aia sorge su la terra un due cubiti, e sovr’essa siede il tempio. Vi si monta per una scalea di marmo non molto lunga. Nel salire una gran maraviglia ti presenta il vestibolo adorno di porte dorate: e dentro il tempio sfolgora di molto oro, ed il palco è tutto d’oro. Quivi spira un odore soave, come quello che dicesi del paese d’Arabia, e quando sali, ancora da lunge t’investe con un’aura piacevolissima, e quando esci non ti lascia, ma ti rimane attaccato alle vesti quell’odore, e per molto tempo te lo senti sempre intorno. Dentro poi il tempio non è schietto, ma v’è fatta una cappella, anche più rilevata, cui si monta per pochi scalini, e non è ornata di porte, ma d’ogni intorno aperta. Nel tempio grande entrano tutti; nella cappella i sacerdoti soli, e non tutti i sacerdoti, ma quei che sono più vicini agl’iddii, ed hanno il governo dell’ufficiatura. In questa stanno le statue, quella che è Giunone, e quello che pure è Giove ed essi chiamano con altro nome. Entrambi sono d’oro, ed entrambi stanno seduti. Giunone è tirata da leoni, l’altro da tori. La statua di Giove ha tutto l’aspetto di Giove, il capo, le vesti, il seggio, ed anche volendo non puoi assomigliarla ad altro. Giunone poi a riguardarla presenta una varietà di forme: tutta insieme veramente è Giunone, ma ha qualcosa di Minerva, di Venere, della Luna, di Rea, di Diana, di Nemesi e delle Parche; chè in una mano tiene uno scettro, nell’altra un fuso; sul capo ha certi raggi, ed una torre, ed il cesto(112) di cui adornano solamente Venere Celeste.
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