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      Dopo questo trono sta la statua di Apollo, non come la sogliono fare gli altri, che tutti credono Apollo giovane, e lo fanno sbarbato, ma essi soli lo rappresentano con la barba. E così facendo lodano sè stessi, e biasimano i Greci, e quanti altri per aggradire ad Apollo lo rappresentano giovanetto. E la cagione è, che pare loro una sciocchezza grande fare le immagini degli iddii imperfetti, e credono che il giovane sia ancora imperfetto. Un’altra novità è in questo loro Apollo, che egli è adorno di vesti. Molte cose fa questo Apollo, e ci vorria molto a dirle tutte, pure dirò le più mirabili: ed in prima parlerò dell’oracolo. Oracoli ce ne ha molti fra i Greci e molti fra gli Egizi; ed in Libia, ed in Asia molti; ma non rispondono senza sacerdoti e senza profeti; ma questo Apollo per contrario
      si muove, e rende da sè tutto il responso. Ed il modo è questo. Quando vuole vaticinare muovesi da prima nel suo seggio: i sacerdoti subito lo tolgono su le spalle. E se non lo tolgono, ei suda, e muovesi anche più innanzi. Quando lo portano su le spalle, egli li volge e rivolge in ogni parte, saltando dall’uno su l’altro. Infine il sommo sacerdote gli va innanzi, e lo dimanda. Se egli vuole che la cosa non si faccia, retrocede; se l’approva, spinge innanzi i portatori, quasi menandoli a redina. Così raccolgono gli oracoli; e non fanno alcuna cosa nè sacra nè privata(113) senza di questo. Predice ancora dell’anno e delle stagioni, anche quando non lo dimandano: predice ancora quando il Segno deve fare quel viaggio che ho detto.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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