Non si fa meno di onore ad Esculapio, se, non essendovi chi gli faccia nuove canzoni, gli si cantano quelle di Alisodemo Trezenio e di Sofocle: e se in onore di Bacco non si fa più nuova poesia di tragedie e di commedie, le già composte da altri non rendono meno gradito chi le fa ora rappresentare, e vuole così onorare il dio. Adunque il libro, cioè la parte delle Memorie che conviene al caso nostro,(135) e che è un dialogo, dice, come ad Antipatro fu riferito che era giunto Archia. Questo Archia, se alcuno dei giovani nol sa, aveva avuto l’incarico di prendere i fuggiti, con l’espresso comando di persuadere piuttosto che sforzare Demostene a venire dalla Calabria ad Antipatro. Stava però Antipatro sospeso in questa speranza, ed aspettava ogni giorno Demostene. Come dunque udì che Archia era tornato di Calabria, subito comandò che venisse a lui. Quegli entrò, e disse.... ma il libro dirà il resto.
Archia. Sia lieto Antipatro.
Antipatro. E come non sarò io lieto, se m’hai condotto Demostene?
Archia. L’ho condotto come ho potuto: chè ti porto in un’urna le reliquie di Demostene.
Antipatro. Oh! hai ingannato la mia speranza, o Archia. A che le ossa e l’urna, se non ho Demostene?
Archia. Quell’anima, o re, non si poteva rattener con la forza.
Antipatro. Ma come non lo prendeste vivo?
Archia. Lo prendemmo.
Antipatro. Dunque morì in viaggio?
Archia. No, ma in Calabria, dove era.
Antipatro. Forse è avvenuto per vostra negligenza, che non gli aveste cura.
Archia. Ma non fu in poter nostro.
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