Antipatro. Non si cura tanto di diversità di opinione chi tiene per amico ogni animo integro e saldo. Chè l’onesto anche tra i nemici è onesto; e la virtù dovunque si trova è stimabile. Nè io sono da meno di Serse che ammirò Buli e Sperchi spartani, e potendo ucciderli, li mandò liberi. E se mai alcun uomo al mondo io ammirai, ei fu Demostene: io stesso due volte in Atene, benchè per poco tempo, essendomi trovato con lui, e da altri essendone informato, lo ebbi in ammirazione per le sue virtù politiche, non come altri potrebbe credere, per la sua eloquenza. Benchè Pitone(137) è niente a petto a lui, e gli attici oratori poi sono un giuoco al suo paragone per la pienezza, il nerbo, l’acconcezza delle parole, per l’esattezza dei concetti, per le dimostrazioni serrate, stringenti, mirabili. Infatti ci pentimmo di aver convocati in Atene i Greci per redarguire gli Ateniesi, essendoci confidati in Pitone, e nelle promesse di Pitone, e poi scontrammo Demostene e gli argomenti di Demostene: non si poteva da noi stare a fronte a quella potenza di parola. Ma io metteva questa in secondo luogo, considerandola come un istrumento: ed ammiravo Demostene per la prudenza, pel senno, per un’anima che stava salda sul retto cammino in tutte le tempeste della fortuna, che non veniva mai meno per paura. E so che Filippo aveva la mia opinione intorno a quest’uomo. Infatti una volta essendogli riferito che questi in Atene aveva detta un’orazione che fieramente lo mordeva; e risentendosi Parmenione, e rimandando qualche frizzo a Demostene, Filippo gli disse: «O Parmenione, ha ragione Demostene di parlar così libero, perchè egli solo tra i capipopolo della Grecia non è stato mai scritto nei registri delle mie spese.
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