Dimmelo tu, o Giove, se hai veduto mai la Virtù, la Natura, il Fato: perchè credo che anche tu odi questi nomi nelle dispute dei filosofi, i quali schiamazzano sì forte che saresti sordo a non udirli. Ma basta qui, sebbene avrei qualche altra cosa nel sacco: perchè vedo che molti mi fanno il viso dell’armi, e mi fischiano, specialmente quelli ai quali il mio franco parlare allega i denti. Infine, o Giove, intorno a tutti questi inconvenienti io ho compilato un decreto, e se tu vuoi, lo leggerò.
Giove. Leggilo: in molte cose hai ragione: ed ei bisogna contenere questi disordini, per non farli più crescere.
DECRETO.
Che venga bene a tutti. Il parlamento legalmente ragunato nel settimo giorno del mese, essendo Giove pritano, Nettuno proedro, ed Apollo epistato, Momo figliuol della Notte compilò, ed il Sonno recitò questo decreto:(146)
Considerando che molti forestieri, non pur Greci ma barbari, immeritamente e furtivamente si trovano scritti cittadini nostri, e tenendosi per Dei, hanno riempito il cielo, per modo che il nostro banchetto è una confusione di gente, un frastuono di lingue e d’orribili favelle. Considerando che è venuta a mancare l’ambrosia, ed il nettare costa una mina il cotilo per il gran numero de’ bevitori. Considerando che la costoro baldanza è cresciuta a segno di voler discacciare dai primi seggi gli Dei antichi e veraci, e sedervisi essi contro ogni diritto e legge, e di volere essi più di tutti essere onorati su la terra: Il Senato ed il Popolo decreta: Convocarsi parlamento in Olimpo al solstizio d’inverno, per eleggere arbitri sette Dei veraci, tre del vecchio senato sotto Saturno, e quattro dei dodici, tra i quali Giove.
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