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      Ma per conoscere che differenza è tra l’aver pochi bisogni e l’averne molti, considera come hanno più bisogni i fanciulli che gli adulti, più le donne che gli uomini, più i malati che i sani: insomma chi è da meno ha maggiori bisogni di chi è dappiù. Però gli Dei non ne hanno nessuno, e i più vicini agli Dei ne hanno pochissimi. Credi tu che Ercole, il maggiore di tutti i mortali, uomo divino, e meritamente tenuto dio, per miseria andasse vagando pel mondo così nudo, con indosso la sola pelle del leone, e senza quelle cose che voi credete necessarie? Non era misero egli che liberava gli altri dalle miserie, non era povero egli signore della terra e del mare, che con chiunque si scontrava vinceva, che non trovò mai uno eguale a lui o maggiore finchè egli visse tra gli uomini. O ti sembra che egli per manco di vestimenta e di calzari andasse così nudo e scalzo? No: egli era paziente e temperante, voleva esser forte, e spregiava mollezza. E Teseo suo discepolo, non era re di tutti gli Ateniesi, figliuolo di Nettuno, come dicevano, ed il più prode del suo tempo? Eppure anch’egli volle andare scalzo e nudo, e si piacque di portar la barba e la chioma. E non pure egli, ma tutti gli antichi se ne piacquero, e quelli erano uomini migliori di noi; e nessuno di essi avria sofferto di farsi radere, non altrimente che i leoni, perchè credevano che le carni rugiadose e morbide stanno bene alle donne: essi, come erano, volevano parere uomini: e stimavano che la barba è ornamento dell’uomo, come la criniera dei cavalli, e la giubba dei leoni, ai quali Iddio la diede per aggiunger loro una bellezza, e così diede anche agli uomini la barba.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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