Crizia. Oh la Gorgone non ha la virtù di giovare da lontano, come l’hanno gli Dei; ma se uno la porta, allora ella giova.
Triefonte. Ma che cosa è la Gorgone? Vorrei saperlo da te, che hai studiate queste cose, e cavatone il netto: chè io non ne so altro che il nome.
Crizia. Ella fu una donzella leggiadra ed amabile, Perseo con inganno le tagliò la testa, ed essendo un valente mago e di gran fama, incantò quella testa con certi incantesimi, e gli Dei la tengono come un amuleto.
Triefonte. Quest’altra bella cosa non sapevo ancora, che gli Dei hanno bisogno degli uomini. E quand’ella era viva che arte aveva? Faceva la cortigiana all’osteria, o trescava in segreto e spacciavasi per pulzella?
Crizia. No, per l’Ignoto Dio che è in Atene, ella rimase vergine finchè ebbe mozzato il capo.
Triefonte. E se uno taglia il capo ad una vergine, questo capo sarà uno spauracchio alle genti? Io ne so le migliaia fatte a pezzi
In un’isola posta in mezzo al mare,
E che chiamano Creta.(152)
E se io sapevo questo, o mio Crizia, quante Gorgoni ti avrei condotte da Creta, e ti avrei fatto capitano invincibile: e i poeti e gli oratori avrebbero messo me più su di Perseo, perchè io avrei trovate più Gorgoni. E mi ricorda ancora, a proposito de’ Cretesi, che essi mi additarono il sepolcro del tuo Giove e le foreste che nutrirono la madre, così che esse selve rimangono sempre verdi.(153)
Crizia. Ma tu non sapevi l’incantesimo e le cerimonie.
Triefonte. Se gl’incantesimi avessero tanta forza, o mio Crizia, potrebbero anche cavare i morti dall’orco al dolce lume: ma queste le son baie e ciance e fiabe di poeti.
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