Già stava per dar morte innanzi a Troia.
Epperò, o Triefonte, tu non vorrai rispondermi nulla intorno alle Parche; quantunque forse ti sei levato in alto con quel tuo maestro, e sei stato iniziato in quei misteri.
Triefonte. Ma come va, o buon Crizia, che lo stesso poeta dice essere doppio il fato e dubbioso, cosicchè se fai la tal cosa ti spetta il tal fine, e se fai la tal altra ti spetta un altro fine? come di Achille, che diceva:
Doppio è il mio fato e di morire il modo:
Se qui resto a pugnare intorno a Troia,
Perdo il ritorno, e avrò gloria immortale:
Se a casa vo, nella patria diletta,
Perdo la gloria bella, e la mia vita
Lunga sarà.(158)
Ed anche di Euchenore,
Che ben sapendo il suo funesto fato
Su la nave montò: chè tante volte
Gli avea predetto il buon vecchio Polide,
Ch’ei struggeriasi d’increscevol morbo
Nelle sue case, o fra le navi Achee
Sotto il ferro di Troi morto cadria.(159)
Non sono queste parole scritte da Omero? o vi trovi dubbio, equivoco, inganno? Ma, se vuoi, aggiungerò anche le parole di Giove. Non disse egli ad Egisto, che se si asteneva dall’adulterio e dall’insidiare ad Agamennone, gli era destinata una lunga vita; ma mettendosi a far questo, non poteva tardare a morire? A questo modo anch’io ho fatto spesse volte l’indovino: Se ucciderai il prossimo, morrai per mano della giustizia: se non farai questo, vivrai bene,
Nè morte acerba ti corrà per legge.(160)
Non vedi come non si può cavare costrutto dalle cose che dicono i poeti, i quali parlano sempre in aria, e non mai sul sodo?
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