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      Ed io: Secondo la dottrina di Aristandro e di Artemidoro(166) cotesti sogni non dinotano bene per voi: ma tu avrai tanti debiti quanti ne sognasti pagati; e tu che eri in mezzo a tanto oro non avrai neppure un obolo. Io credo che avete dormito su la bianca pietra che copre l’inferno, e che di là v’è entrata in capo una schiera di sogni: come sognar tanto, se le notti sono sì corte? Scoppiarono tutti in una gran risata, e pareva che affogassero delle risa, e compativano alla mia ignoranza. Onde io dissi a Cratone: Che? forse non ho bene annasato ogni cosa, per dirla col Comico? non ho spiegato i sogni secondo Aristandro di Telmissa e Artemidoro d’Efeso? Ed egli a me: Taci, o Crizia. Se tieni la lingua, io ti spiegherò cose misteriose, e che in breve saranno. Non sono sogni questi, ma verità, ed avverranno nel mese di Mesori.(167) Avendo udito questo da Cratone, vergognandomi di quella scappata, e di mal umore me n’andava, mandando il canchero a Cratone. Ma uno che guardava guercio e a squarcia sacco afferratomi per la veste, mi trattenne, istigato ed indettato da quel brutto vecchio a trovargli uditori. Una parola tira l’altra, costui persuade me poveretto di andare da quegl’impostori, e incontrare una mala giornata, come suol dirsi. Mi diceva che da costoro sarei iniziato in tutti i misteri. Entrammo dunque per ferree porte e limitar di bronzo; ed essendoci aggirati per molte scale, salimmo in una magion sfoggiata d’oro, come Omero chiama quella di Menelao. Ed io guardando per ogni intorno, come il giovane isolano, vedo non Elena, ma certi figuri coi visi bassi e gialli.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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