Ora basta ai miei figliuoli la vita dell’Imperatore: chè mentre egli vivrà, nè ricchezze ci mancheranno, nè alcuna gente ci farà paura.
Triefonte. Ed io, o Crizia, lascio ai miei figliuoli veder Babilonia distrutta, l’Egitto soggiogato, i figliuoli de’ Persi tratti in servitù, le incursioni degli Sciti represse, ed oh sieno anche finite per sempre! Noi poi che abbiamo trovato ed adorato l’Ignoto Dio in Atene, leviamo le mani al cielo e rendiamogli grazie che ci ha fatto degni di essere soggetti a questo signore. Gli altri lasciamoli chiacchierare, e ci basti dir loro, come dice il merlo: non ti curo, Domine.
LXXVII.
CARIDEMO,
ODELLA BELLEZZA.
Ermippo e Caridemo.
Ermippo. Ieri a caso passeggiavo, o Caridemo, fuori la città, sia per ricrearmi un po’ con l’aria campestre, sia perchè avevo bisogno di solitudine, per certi pensieri che mi giravano pel capo. Scontro Prosseno di Epicrato, e salutandolo, come si usa, gli domando donde viene, e dove va. Egli mi risponde esserci venuto anch’egli per sollevarsi un po’ con la vista della campagna, e godere del venticello fresco che ivi spira; essendo stato ad un gran convito fatto nel Pireo da Androcle di Epicuro, il quale fece quest’allegrezza in onor di Mercurio, perchè avendo letto un suo libro nelle feste di Giove, era riuscito vincitore. E mi contava che tra le altre galanterie e leggiadrie del convito, alcune persone recitarono elogi della bellezza, i quali egli non mi poteva ripetere, perchè essendo vecchio non ricordava bene, ed anche non vi aveva troppo atteso: ma che tu potresti dirli facilmente, perchè anche tu recitasti il tuo, e fosti attentissimo agli altri durante tutto il convito.
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