(173) Se ora facessimo parola di tutt’altra cosa, e non della bellezza, potremmo contentarci di avere udito uno ragionarne, e andarcene; ma questa dà sì abbondante materia a chi vuole continuare a ragionarne, che se uno non giunge ad abbracciarla tutta non deve tenerlo ad infortunio, ma se alle tante lodi già dette ei ne può aggiungere qualche altra, deve reputarlo una gran fortuna. Perocchè una cosa sì evidentemente onorata dagl’Iddii, e sì divina per gli uomini e desideratissima, e di tutte le cose ornamento intrinseco, per modo che quelli che l’hanno sono desiderati da tutti, e quelli che non l’hanno sono fuggiti e neppure voluti guardare, chi mai avrebbe tanta eloquenza da giungere a lodarla pienamente? Ma giacchè bisognano molti per lodarla, e appena vi riescono giustamente, non è strano che anch’io mi accinga a dirne qualcosa, benchè mi tocchi a parlare dopo Filone. Tanto questa è la più venerabile e più divina fra tutte le cose, che mettendo da banda quelli che gli Dei onorarono della bellezza....(174) Negli antichi tempi Elena, progenie di Giove, fu tanto ammirata da tutti gli uomini che essendo ancor tenera di età ed innanzi il fiore, e trovandosi Teseo per una sua faccenda nel Peloponneso, s’invaghì di quel bocciuolo per modo che quantunque egli avesse un regno sicurissimo ed una gloria non volgare, pure credette di non poter vivere senza di lei, e che sarebbe il più felice uomo del mondo se avesse lei in moglie. Fitto così il chiodo, e disperando di ottenerla dal padre, che non gliel’avrebbe data non essendo ancora fatta, egli avendo a mente la costui potenza, e spregiando i pericoli che correva nel Peloponneso, toltosi a compagno Piritoo per rapirla, la rapì di forza al padre, e la portò in Afidna dell’Attica; e di questo aiuto seppe tanto grado all’amico, che lo amò per tutta la vita, ed anche ai posteri è rimasta in esempio l’amicizia di Teseo e di Piritoo.
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