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      E quando Piritoo dovette andar nell’inferno per pigliarsi la figliuola di Cerere, ed egli con molte ragioni non potè dissuaderlo e svolgerlo da quell’impresa, lo accompagnò, stimando doverlo così rimeritare e mettere per lui la vita a pericolo. Ritornata Elena in Argo, in un secondo viaggio di Teseo, poi che fu in età da nozze, quantunque in Grecia fossero tante belle e nobili fanciulle, che i re di Grecia potevano torre per mogli, pure tutti quanti chiedevano sola costei, spregiando tutte le altre come da meno. E vedendo che ne verrebbe una contesa, e temendo non s’accenderebbe una guerra tra loro in Grecia, di comune accordo si obbligarono con giusto giuramento, che aiuterebbero chi fosse stato prescelto da lei, e non permetterebbero che gli fosse fatta ingiuria alcuna: credendo ciascuno che egli preparava per sè questo aiuto. A ciascuno fallì il suo disegno, fuorchè a Menelao, ma tutti mantennero il comune accordo. Perocchè non molto dipoi essendo surta una contesa fra le Dee intorno alla bellezza, ne fu rimesso il giudizio a Paride figliuolo di Priamo: il quale vinto dalle formose persone delle Dee, e sforzato dalle loro promesse, che Giunone voleva dargli la signoria dell’Asia, Pallade il valore guerresco, e Venere le nozze di Elena, pure pensando che anche uomini da nulla talvolta giungono ad una maggiore signoria, e che un’Elena nessuno più al mondo potrebbe mai averla, scelse le nozze di costei. E quando si fece la celebrata impresa contro iTroiani, e l’Europa la prima volta allora andò contro l’Asia, ben potevano i Troiani, restituendo Elena, abitare in pace la terra loro, ed i Greci, lasciandola ad essi, evitare gli stenti della guerra e della spedizione; ma nè gli uni vollero nè gli altri, stimando che non avrebbero mai più bella cagione di guerra e di morte gloriosa.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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