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      Gli Dei stessi che ben sapevano come i loro figliuoli morrebbero in quella guerra, non li ritrassero, ma li spinsero ad andarvi, pensando che questi anderebbero più onorati di morire combattendo per Elena che di essere figliuoli di Dei. Ma che dico io de’ loro figliuoli? Essi l’un contro l’altro si levarono a guerra più fiera ed accanita di quella contro i giganti; perchè in quella combattevano tutti insieme per loro, in questa fra loro. E quale pruova più chiara di questa, che la bellezza va sopra a tutte le cose umane a giudizio degl’Iddii immortali? Quando in nessun’altra cosa sono stati mai discordi, e per la bellezza non pure ci pongono i figliuoli, ma vengono fra loro a battaglia, e alcuni ci sono feriti, non si ha a dire che essi di unanime consenso più di ogni altra cosa al mondo onorano la bellezza? Ma acciocchè non paia che ci manchino argomenti per parlare della bellezza, aggirandomi sempre su lo stesso esempio, voglio passare ad un altro, non minore di questo, per mostrare l’eccellenza della bellezza, ad Ippodamia figliuola dell’Arcade Enomao. Quanti poveri giovani presi dalla costei bellezza furono veduti scegliere piuttosto morire, che separati da lei vedere la luce del sole! Chè come la fanciulla metteva persona, e il padre la vide cresciuta poco meno che le altre, preso dalle grazie di lei (e ne aveva tante che conquise anche il padre contro il disposto della natura), e però disegnando di tenersela con sè, ma fingendo di volerla dare a chi ne fosse degno, per fuggire il biasimo degli uomini, ritrova un trovato più scellerato della sua passione, col quale pensò di venire facilmente a capo del suo disegno.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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