Entro per una strada acciottolataE disastrosa per acute punte.
Appresso incontro via piana e scorrevole,
Su cui trottando bravamente, dietroAll’infermo tallon levo le zacchere.
Svelto vo innanzi, ed il sudore gocciolaDalle membra, e si scioglie il debil passo.
Affaticato giungo in piazza; follaV’era grande, e m’ha dato molta briga.
Di qua, di là spingevan le carrozze,
Urtavano, sforzavano ad andare;
Ed io levando più presto le berzeCamminava di sghembo su lo stretto
Passeggiatoio, fin che la carrozzaSu le veloci ruote trapassava,
Chè infin son tuo seguace, e posso correre.
PODAGRA.
Bravo! m’hai fatta una prodezza grande.
Questa tua diligenza con egualePremio va compensata: abbiti in dono
Questa soavità, che d’oggi innanziPer tre anni sarai scevro d’affanni.
E voi sozzi nemici degli Dei,
Chi siete, e donde, e da chi generati?
Che ardite contrastare alla possanzaDella Podagra; cui neppure Giove
In forza seppe vincere. Parlate,
O ribaldi, chè ancora degli eroi,
I’ ne domai parecchi, e i savi il sanno.
Priamo era un podagroso, e venne dettoPiè-malato; morì pel piede Achille.
Bellorofonte, che era un podagroso,
Fu quel gran prode; Edipo re di Tebe
Aveva gonfi i piedi e malandati.
Tra i Pelopidi Plistene perdutoEra di gotte: Filottete anch’egli
Era gottoso e fu capo di squadra.
Un altro piè-malato era Podalge
Condottiere de’ Tessali, che quandoNella pugna cadeo Protesilao,
Che era anche podagroso ed ammalato,
Del morto amico egli guidò la squadra.
Il re d’Itaca Ulisse di Laerte
Spensi io, non una spina di verbena.
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