Ed or la punta....(187)
Quando dorratti l’altro piede, alloraSì piangerai. Ma vo’ dirti una cosa:
Questa, vuoi o non vuoi, è quell’amica.
VELOCIPEDE.
Quale? deh, dimmi come ella si chiama?
BALIO.
Ha un nome pieno di doppia sventura.
VELOCIPEDE.
Ohimè ! Qual’è? dimmi, ten prego, o vecchio.
BALIO.
Incomincia dal sito ove hai la doglia.
VELOCIPEDE.
Dunque dal piè comincia, a quanto dici?
BALIO.
Poi v’aggiungi un certo agro di pastoia.
VELOCIPEDE.
Oh, come! o me infelice, o me perduto!...
BALIO.
Ella è spietata, e non risparmia alcuno.
VELOCIPEDE.
Salvator, che mi dici? io che....
MEDICO.
Lasciami un po’; per cagion tua sbagliai.
VELOCIPEDE.
Che male è questo, e che cosa m’avvenne?
MEDICO.
Hai messo il piede in laccio indissolubile.
VELOCIPEDE.
Dunque debbo restar zoppo e dolente?
MEDICO.
Se sarai zoppo, è niente, non temere.
VELOCIPEDE.
E v’è cosa peggiore?
MEDICO.
Ti rimaneAvere i ceppi a tutti e due i piedi.
VELOCIPEDE.
Ohimè, donde m’è entrata questa nuovaFitta nell’altro piede, e sì mi cruccia?
E come tutto mi son rattrappitoPer voler camminare? Spesso temo
Di distendere un piè, come bambinoChe barcolla per subita paura.
Deh, per gli Dei, ti prego, o Salvatore,
Se mai può l’arte tua, sanami tostoSo no, sono spedito: chè io patisco
Senza sapere, ed ho trafitti i piedi.
MEDICO.
Io troncando quei giri di paroleChe usati son da medici valenti
In chiacchiere soltanto, e poi nei fattiNon sanno ritrovar via di salute,
Ti dirò brevemente il caso tuo.
Brutto male incurabile t’ha colto.
Perchè non sei dentro i ferrati ceppiChe sogliono legare i malfattori,
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Salvatore
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