Che in Omero si legge;
Non de’ tori la greggeChe spiravano fuoco dalle nari;
Non le donne di Lenno,
Non le sozzure delle oscene Arpie,
Nè la piaga del piè di Filottete;
Onde tu, Telesilla, vinci tutteArpie, Chimere, tori, piaghe, e putte.
25.
È uno scherzo che non può tradursi.
26.
SU LA MORTE D’UN CHIACCHIERONE.
Dimmi un poco, o Mercurio, che facevaScendendo all’orco l’ombra di Lolliano?
Un gran che se zittia! Forse volevaAnche con te far il dottor volgare?
Poh! anche morto doverlo incontrare!
27.
SOPRA UNA CENA.
Della cenetta l’uso sapete:
A cenar meco oggi verrete;
Ma voglio fatti - novelli patti:
Non dirà versi il vate a tavola,
E tu, o Aulo, con la Grammatica
Tanto rematicaNon ci affannare:
Lasciala stare.
28.
SOPRA UN FANCIULLO.
Io Callimaco avea cinque anni appena,
Il cuore lieto: il fatoMi rapiva spietato.
Non mi piangete: poco ebbi di vita,
E pochi mali onde la vita è piena.
29.
AD UNA STATUA DI ECO, VICINA A QUELLA DI PANE.
Questa è l’Eco petrosa, amica a Pane,
Che rimanda, ripete le parole,
E ti risponde in tutte lingue umane,
E più scherzare coi pastori suole.
Dille qualunque cosa, odila, e poiVanne pe’ fatti tuoi.
30.
SU LA STATUA DELLA VENERE DI CNIDO.
Venere nuda nessuno vide:
E se vederla qualcuno ardì,
Fu quei che Venere nuda scolpì.
3l.
LO STESSO.
La bella immagineDi tua bellezza,
O Diva Cipria,
Consacro a te;
Che più pregevoleDi tua bellezza
Cosa non v’è.
32.
AD UNA STATUA DI PRIAPO.
Inutilmente, per seguir l’usanza,
Eutichide qui pose me Priapo
A guardïano di sarmenti secchi.
Qui son balze scoscese d’ogni intorno;
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