Fu celebre per la severa giustizia e il gran senno de’ suoi decreti. Innanzi ad esso l’accusatore e l’accusato dovevano parlar breve, netto, senza preamboli, senza ornamenti, senza passione: l’accusatore sedeva sopra una pietra detta ybreos, dell’ingiuria, e l’accusato sopra un’altra detta anaideias, dell’impudenza.
15 Il greco dice infarinar la cosa nelle parole. Bella metafora e significativa, che io avrei voluto proprio usare: ma forse quelli che infarinano le cose nelle parole m’avrebber fatto il viso dell’arme: onde la lascio stare per amor di quiete.
16 Il testo dice: Rythmizomen oun tas gnomas auton. Noi dunque ritmizziamo le menti loro. I Greci dicevano quello che volevano, noi diciamo quel che possiamo: essi parlavano, noi cinguettiamo. E se dicessi: Noi diamo un ritmo alla mente de’ giovani?
17 I fanciulli romani imparavano a leggere sul libro delle XII Tavole. Quanto diverso è il senno antico dal nostro!
18 Nel testo: Cocito e Piriflegetonte, e palude Acherusia.
19 Scultori contemporanei ed emuli di Fidia. Plinio, Hist. Nat. XXXIV, 19. Pare che qui voglia parlarsi di Pericle, e degli oratori di quel tempo. Ho preferita questa lezione alla comune, perchè mi pare più acconcia e chiara.
20 Demostene ed Eschine.
21 Aristofane nelle Tesmofore parla di Agatone poeta tragico, e ne deride la mollezza dei versi.
22 Demostene, che era di Peana, borgo dell’Attica.
23 Il testo dice: yper Xoin kai Thmouin dedouleukotos, che aveva servito più di Csoi e Tmui, due nomi di due servi egiziani, e di due città di Egitto, dicono gl’interpreti.
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