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      164 I poveri cenciosi. Nel testo è eiramangas, parola di cui non sa il significato, e che ha fatto disperare tutti gl’interpetri, che si sono sforzati di proporre altre lezioni. Fra tante opinioni propongo anche la mia. Credo potersi leggere tous eimarakkous, da eima, veste e rakkizo, stracciare o rakos, cencio, straccio. Da eiramangas, ad eimarrakous è facile il mutamento: il senso è chiaro: L’Imperatore novello rimetterà tutti i debiti pubblici e privati ai poverelli, non informandosi che arte fanno per costringerli a pagare i tributi. Più appresso ci è la parola kakoeimon, mal vestito, che mi pare una ripetizione di eimarakkous.
      165 Clevocarmo, vuol dire illusoria letizia.
      166 Aristandro scrisse de’ prodigi e dei sogni, ed Alessandro Magno gli credeva, e lo menava seco. Q. Curt. L. II. Arriano, Anabasi III. Di Artemidoro abbiamo l’Onirocriticon, ed. Rigalt.
      167 Mesori nome che gli Egiziani davano al mese d’Agosto. Giuliano morì a’ 27 giugno: in luglio ne giunse la novella a Costantinopoli. I profeti che l’avevano saputa, profetavano per agosto, in cui si poteva sapere la certezza del fatto.
      168 Gli antichi avevano in abbominazione i parti che si chiamano ermafroditi, e li gettavano in mare. Livio, lib. XXXI, cap. 12.
      169 Così il testo. Ma io sono certo che dovrebbe dirsi oi kekarmenoi ten komen kai ten dianoian, quei tonduti di capelli e di cervello, o pure di chioma e di giudizio. Tanto più che innanzi è detto che Clevocarmo parlò con colui che discese dai monti ed era kekarmenos ten komentonduto la chioma.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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