In che modo vai?» - ad ogni giudizio che formoli: «Dimmene la ragione? Ed a che prò?» - ad opera compiuta: «Bada che tu devi sostenerla come parte dell'anima tua; è necessario che sia cordialmente gratuita; bisogna che sia esposta sinceramente». Con tali limitazioni, l'esercitare la vita diventa difficilissimo: tanto più se volete essere sempre responsabili di quanto fate, dignitosamente pronti a rispondere ad ogni e qualunque interrogazione vi si rivolga.
Perciò non si deve essere facilmente elusivo, nè elegantemente evasivo. In queste condizioni, voi sarete oppresso da una folla di pregiudizii, starei per dire di superstizioni: ed oggi, che queste vengono coartate dai giovani modernisti intonacati, rientrano a far parte della morale anarchica: vi portano, dalla antica umanità classica e stoica, norme di virtù dissuete e senza risposta pratica nel vivere attuale; sì che sono, come già le chiamai, superstizioni.
Volete sapere le mie, che, in precipitato, formano il nocciolo della mia buona coscienza, cioè del mio pessimo carattere? La coerenza - la sincerità - la probità. Gira intorno, Tizio, con acume di filosofo e di sociologo a questi tre vocaboli, che costruiscono un magnifico mondo morale: tu ti accorgi subito che chi li possiede ne è danneggiato. Son pur in questo caso: ti so dire che ne son contento; e, per manifestarti la mia lietezza, ecco a comporti un librattolo; il quale, suturando colli inediti d'oggi li già editi di un tempo - non li ricordi più, apparsi qua e là a richiesta del giorno opportuno della attualità, su gazzette e riviste?
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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Tizio
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