Allora, anche una Domenica Letteraria, che si stampava a Milano e di cui i miei ripetuti regali in prosa ed in versi mi avevano fatto redattore, volle illustrarsi in una specie di referendo. Domandò, in fatti, ai saputi nostrani: «Quale posto assegnate oggi, a Gabriele D'Annunzio, considerato come poeta e romanziere?» L'inchiesta verteva sopra tutta l'opera sua, espressa dall'iniziale «All'augusto sovrano d'Italia Umberto I di Savoja, XIV marzo del MDCCCLXXIX suo giorno natalizio», - augurio e vale dei ginnasialini e già cortigiani mimmi Vittorio Garbaglia e Gabriele D'Annunzio(I) - in cui si braccava alla regia ricompensa, ai sino allora appena stampati Trionfo della Morte(II), - Allegoria dell'Autunno(III).
Comunque, l'irrequieto viaggiatore ch'io era di quel tempo, in cerca di mia strada, che desiderava far altra, in ricognizione delle altrui virtù, che non desiderava imitare, piuttosto emulare, - e pur confuso e ben carezzato, nella mia ingenua giovanezza, dai suoni dell'Abruzzese, stregato, nelli occhi, dal suo lussuoso caleidoscopio, compiaciuto dal vanto della sua purezza, cui già si accostavano i professori delle scuole secondarie, maestri de' giornalisti d'oggidì; - comunque, anch'io diedi nella ragna tesami dai vezzi della allettatrice sua feminea prestanza. E non pensava ch'egli l'aveva messa in mostra di sulla finestra, come la Talanta aretinesca, allo zimbello e per uccellare, specialmente i più giovani ed i più alacri, per nutrir, poi, del meglio delle loro scarselle il suo mignone, ed era tanto arida di cuore, da reale cortigiana, come doveva essere per le necessità del suo mestiere, imbellettata il volto e contigiata di vesti, il tutto per eccitare, come la Babilonese biblica, alla lussuria, cioè alla idolatria.
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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