Di modo, che, volendomi avvantaggiare di una certa precoce serietà, veramente disdicevole alla mia giovanezza, la posai da arbitro, e, con assai deplorazioni sul caso, desiderai ipotecar l'avvenire all'allora più biondo e meno calvo D'Annunzio.... per amor di patria, cui sentiva non dover menomare. Vedrete che c'era in me la stoffa di un perfetto nazionalista, avanti lettera e scoperta dei Sighele, dei Corradini, dei De Frenzi, se la filosofia ed il '98 non mi avessero tonalizzato a dovere colle argomentazioni di Max Stirner, col sangue concittadino sparso senza parsimonia dai plurimi ed immedagliati Bava Beccaris, solennemente premiati.
Ma eccovi infine quella mia prosa tra la saccente, la scolastica e l'impacciata:
A proposito della vostra inchiesta d'annunziana.
Se la quistione non appare sottile, molto intrica, nuova nè pure. Ora, dall'una parte e dall'altra trovo somma jattanza. E, nel D'Annunzio, perchè tale si è raffigurato davanti a sè e così si è posto davanti ai lettori, come l'unico e fragrantissimo fiore della novissima letteratura, fiore imperiale, dono a nari di principesse nascoste alli occhi profani e che perseguano un sogno splendidissimo nella ermetica funzione della loro vita: e creò il Superuomo, una mostruosità in codesti tempi di conquiste comuniste, un anacronismo; poi che l'assoluto regno dell'eletto ed il governo dei pochi migliori scomparvero colla teocrazia ed il feudalismo. La Storia non ricorre alle cose distrutte. - E, nel Thovez, perchè acremente insistè nella scoperta, (era da vero scoperta?
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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