«Abbiamo un altro vario poeta in Italia, che tutti ben conoscono, il D'Annunzio, multiforme se non multianime: cambia le apparenze di ora in ora, come cambia vestito. Ma, così pure notava il Thovez, la sua diversità di aspetti è soltanto superficiale, è varietà di truccatura; in fondo, quel supersensibile è rimasto sempre un perfetto indifferente, un bel tipo di egoista, innanzi alle profonde e tremende tragedie umane. Per lui misticismo equivale sensualismo, classicismo equivale simbolismo, perchè ha assorbito tutto, o almeno un po' di tutto, dagli altri. La sua cultura eclettica veramente varia e vasta, lo fa parere oggi un mite, domani un violento, oggi un ribelle esacerbato, domani un autocrate reazionario; quistione di momento opportuno, potremmo dire, ma ci limitiamo a concludere che è ben difficile determinare le tendenze autogenetiche o indotte di una psiche varia e superficiale e incerta come quella, nè a ciò varranno i molti volumi che tuttodì si pubblicano intorno all'abruzzese.
«Invece quest'altro poeta, che è sorto con proclama di onestà e sincerità, Gian Pietro Lucini, grande e misconosciuto avversario della cialtroneria e del farabuttismo letterario e politico d'Italia, è veramente colui il quale, non solamente, come il D'Annunzio, ha un suo guardaroba ben fornito per qualsiasi mascherata d'arte, ma sente tutte le diverse e svariate comprensioni di vita in modo tragico e profondo, e sa quindi rivelare dall'essenzial genio di nostra razza virtù ignote ed elette. In lui il sentimento è sincero e la variazione feconda; ieri come oggi, in tutti gli abiti e in tutte le figurazioni, questo scrittore è sempre uno, coerente, rigido, determinato nella sua opera ben netta, precisa, intesa a preparare l'avvenire».
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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