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      E l'ora mia, vado esclamando; la mia lirica canta il momento attuale, che il mio pensiero ha fecondato: non chiedo che il posto più pericoloso, quello che mi fa precedere ad espormi di più, desidero che la gioventù italiana, la quale professa la più grande disciplina nazionale, la maggior arte libera, mi accetti come il responsabile e l'eccitatore per le sue pretese e per le sue conquiste. È contro l'oziosità, l'indifferenza, l'inerzia, la malizia interessata; è contro la viltà e le insaziabili ignoranze dei pensionati governativi e dei mignoni della folla, ch'io mi metto allo sbaraglio.
      È necessario che alcuno faccia valere, come sa, il nostro secolo, perchè non sia diffamato dal venturo, se i suoi annalisti vorranno scrivere la storia dalle memorie che loro lasceremo: essi dovranno credere che le generazioni, nate intorno e dopo la conquista di Roma, non siano state semplicemente utilitarie, scettiche, manifatturiere, come appariranno dai volumi del D'Annunzio e del De Amicis, nè così vagellanti e flosce, come dai romanzi del Fogazzaro; nè così grette, come si intenderanno dalle concioni dei Ferri e dei Turati. Non solo le fabriche inquinano, oggi, d'utili veleni chimici l'aria sana d'Italia già attentata dai centomila microbii emanati dal dicterio del corpo e delle coscienze, della scienza e della religione tutte professionali; non solo si avvicendano con rosse e nere gagliardie le gesta antifisiche salesiane, ben protette da suggello regio - feminino, colle ferocie guerrafondaje del nazionalismo nostrano, brutta copia di quel francese del Barrès: ma è bene che l'epoca nostra, coll'opera nostra, dia testimonianza anche del gettito gratuito d'amore e di sacrificio, dell'azione costante e pericolosa della verità, della dedizione completa del pensiero e della volontà per le immortali ragioni del vivere nostro: «Alla Bellezza per la Libertà!» Facciamoci vedere nel continuo travaglio di voler esser liberi: ci faremo riconoscere nella funzione maggiore della nostra umana divinità: creare la bellezza immortale.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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