«Il tutto con salsa piccante al sapor rosso, pepe e mostarda pruriginosa, come l'urticaria, inglese; cibo per stomachi forti e palati adusati al tabacco di pipa ed alla grappa valtellinese genuina; qui niente reticenze, niente eufemismo; il dolce appostovi per accrescervi l'aspro e l'amaro, intendendo, più tosto d'essere insincero verso di me, farmi maleducato verso altrui, con evidente sfoggio di jattanza e d'orgoglio. Cosí mi pare oggi far un'altra volta onore alla mia firma il dichiararmi, con antipatica particella avversativa: Antidannunziano non riguardo a lui persona, ma a lui indice e tendenza: credo di obbedire passionatamente all'amore di patria, che, come posso, esprimo non coll'uccidere ma col far vivere; determinarmi, in modo più seguito e completo, in questa mia funzione per l'esercizio della quale mi hanno riconosciuto l'idoneità.
«Ma, per rimettere nello statu quo antea, ogni cosa, state sicuro, infine, ch'io non mi arrogo nessuna autorità nella critica, riputandola un altro e nuovo modo col quale posso rappresentare la mia storia. Andrò dunque a ripetervi com'io abbia vissuto diversamente di Gabriele D'Annunzio; con ciò non intendo di migliorare o d'istruire, azioni che rimangono fuori e lontane dalla mia competenza; bensì, desidero di commuovere(8) rendermi, cioè, padrone della sensibilità del mio lettore, accumunarlo alla mia passione, farlo vibrare insieme; però che col godere e col gioire si vivono le opinioni, anzi si assolve senz'altro l'obbligo ed il diritto della nostra esistenza ».
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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Antidannunziano Gabriele D'Annunzio
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