Parvero alla critica ed al pubblico, grossi ambedue, un'opera audace, che rompeva colle tradizioni, e, nel medesimo tempo le autenticava; in ogni modo, una poesia oltre le consuetudini ed oltre lo stesso temperamento d'annunziano; il quale ci aveva abituati prima a ben altro di meno vigoroso e di più vacuo. I versi d'annunziani uccellavano al punto, colla loro venustà spavalda apparsa spontanea, li intenditori di superficie - cioè, i gazzettieri, quelli a cui è confidato il privilegio e la privativa di dirigere, colla propria ignoranza, l'opinione pubblica e accordar la fama ai contemporanei; - le grazie trucolente e nude dell'Abruzzese avevano fatto tal colpo sopra i sensi abusati dei diversi Areopagiti delle Academie nostrane, che, subito, per lui, corsero alle similitudini maggiori, ai raffronti massimi: per esempio: a Dante!
Essi avevano creduto d'aver a che fare con una forza giovane, fiera ed originale(12). Vedevano in lui un rinnovatore; da lui, questa primavera nervosa ed impetuosa avrebbe miracolato in adolescenza la stanchezza della stirpe e della poesia, che languivano tra le minuterie fanciullesche di Pascoli ed il silenzio vecchio di Carducci. Si ritornava per lui al classicismo nascente del rinascimento, dopo che Carducci ci aveva rimesso nella romanità di imprestito; quest'angiolo luciferino annunciava, non solo l'aurora, ma il mezzo giorno, per quanto sfoggiato, ancora fresco e limpido come quello d'estate in sulle colline toscane. Già: costui aveva trovato, per la giovane nazione, in un febrile e grandiloquente ritorno al passato, la coscienza lirica italiana; oggi, lo si doveva udire, con maraviglia ed orgoglio, cantare per tutti; dalla sua bocca, nel suo inno, si dovevano percepire, fusi e composti, i motivi essenziali della lirica di un pieno secolo, rimessi in contatto colla necessità attuale; noi avevamo il continuatore esatto di Foscolo, di Monti, di Leopardi, di Manzoni; il discepolo puro di Carducci; e tutti questi egli aveva superato, virtuosamente, con una straordinaria elasticità, con una ricchezza malleabile e duttile all'infinito, riassumendoli, riproponendoli con tono ed indole personale, con determinazione universale.
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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