Ma il D'Annunzio se ne accorse a quarant'anni, per svegliatezza ed irrequietezza di intelligenza, non vi giunse per bisogno irrefrenibile del cuore e per istinto; tanto è vero che vi arrivò dopo essersi beatamente compiaciuto per vent'anni di tutte le forme più retoricamente ornamentali di cui possa gioire un virtuoso del meccanismo. Aveva tentato tutte le vie: non è meraviglia che abbia, per ultimo, scoperto la buona, e compiuta la riforma che avrebbe attuata il Leopardi, se fosse rivissuto ai nostri giorni» pag. 348.(15)
Ed anche il più misurato il più compito e sicuro critico d'annunziano, Alfredo Gargiulo, si lascia sviare dal già detto prima dalli altri; perde la sua fredda compostezza, viene ad essere riscaldato, per induzione, dal giudizio favorevole delli altri, pronuncia, in fatti, dopo aver condannato in dettaglio il suo autore, l'assoluzione generale; contrastando, così, colle premesse termìna, nella Conclusione(16), il suo libro: «Il grande lirico - paesista Gabriele D'Annunzio andrà collocato nell'ambiente immenso della storia universale della poesia(17)». Le parole del Gargiulo vanno, forse, oltre l'intenzione di lui, perchè il paesista contrasta col lirico: ed io ben volentieri, mi affretto a mettermi a fianco di Carducci, il quale odiava i parrucchieri in poesia ed i descrittori in prosa: un lirico paesista di tono d'annunziano rientra, in fatti, in queste categorie e le riassume.
Naturalmente, dai libri, questo giudizio decorse subito nelle conferenze; ed ora è Uberto Lagardelle, uno de' capi del socialismo intellettuale francese, che appaja, in un suo discorso tenuto nella sala della Società di Geografia, le Laudi alle Leggende dei secoli di Victor Hugo, però che quelle sono, per l'oratore, l'espressione totale e completa del genio(18) di D'Annunzio; ed ora, è l'avvocato Enzo Ferrari, che, terminando un suo ciclo di conferenze all'Università popolare milanese sul nostro, nel febbraio 1913, esaltò Le Laudi come quelle che costituiscono il centro poderoso della sua creazione.
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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