Ogni cosa si è, al nostro contatto trasformatore, umanizzata; e noi abbiamo ritrovato, più tosto che un panteismo, la plurima ed immortale divinità di tutte le cose; le quali formano un'unica coscienza, in un unico vivente. Che importava a noi codesto prete di vecchissimo rito, venuto poco fa ad officiare, nel suo tempio meticoloso e translucido, le sue dubie e tormentose divinità minutine e trasparenti? Come tutto ciò è lontano: oggi, la messa d'annunziana è deserta; o più tosto accorresi dove urla e schiamazza il futurista; il quale per quanto venuto da lui, ha, senza forse averlo voluto, deviato verso il meeting della piazza tumultuante, per bagnarvisi e confortare il suo egoismo, coll'egoismo di tutti; pel qual battesimo può comprendere molte cose che turbarono sempre, ma non furono mai comprese dal D'Annunzio, superato.
Ecco i giovani: le vie preparate per il signore che viene sono occupate da questa falange confusa ed in rissa, ma che si avanza. Le Laudi non sono più; i giovani hanno ripreso i loro temi fondamentali, in nebulosa nei versi del Pescarese, per metterli al contatto della realtà; il risultato è La lirica dell'Energia che è ben oltre della Energheja: D'Annunzio accorse il momento pericoloso e sferrò Le canzoni della gesta d'oltremare, dove tutto ha perduto ed anche la rima. Il tedio di lui è palese; e, mentre lo sopportano come merce sul mercato dei libri, lo si è bandito dalla nostra consuetudine: le sue Laudi sono orribilmente vecchie e grinzose, e tanto più ridicole, in quanto vestite così lussuosamente sopra le antiche ed usate grazie della persona sfatta e macilenta.
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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