Ed anche son certo, che, se si aggiungessero l'una all'altra le eliminazioni fatte nei dieci volumi delle mie traduzioni, non farebbero insieme dieci pagine».
Ma perchè Ricciotto Canudo, che in fondo è buon estimatore di poesia sia francese che Italiana, non trova più il suo D'Annunzio quando è tradotto? Hérelle si è messo fuori causa coll'elogio indiscutibile che gli ha dedicato l'autore; non vi è ora che quest'ultimo sulla pedana. A lui dunque la colpa, egregio Canudo: la prova della traduzione aveva operato anche sulla lirica d'annunziana; in francese essa risuona ben altrimenti: non è più, nè meno, che «on(XIV) nigottin d'or ligaa in argent»; è quella tal lirica degna da far da libretto d'opera alla musica di Mascagni; di quel tal Mascagni, che l'aristocrazia intellettuale del Pescarese chiamò un dì sprezzantemente «Il capo banda». Ma tutti e due, in grande odierna amicizia, hanno tanto stomaco da struzzo da trangugiarsi reciprocamente questo ed altro.
Ed allora, se ritorniamo a noi, cioè, se leggeremo queste, che seguono, pagine, in cui si dissero, a richiesta delle Laudi appene uscite, le nostre opinioni, non vi troveremo già scoperte - e ci tengo - otto e nove anni prima - queste verità d'ordine generale, che oggi solo, a poco a poco, vengono ad applicarsi sulla poesia d'annunziana, in azione di reagenti e di depuranti, di perfetti lambicchi critici, di distillativi squisiti per essenze nobili e profumi?
Sì; anche per me i due volumi delle Laudi rappresentano il maggior sforzo lirico ed il maggior risultato intellettuale di D'Annunzio; e però, passandole a giudizio, ed avendone abilitato alla vita poetica e futura ben poche poesie, pur implicitamente, credo, a forziori di aver formulato un giudizio negativo su tutto il resto dell'opera sua.
| |
Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
|
|
Ricciotto Canudo Italiana D'Annunzio Canudo Mascagni Mascagni Pescarese Laudi Laudi D'Annunzio
|