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      Dopo, Roma creava il Papa, ginnosofista latino, ed instaurava il Barbaro del sacro romano impero, dispositore della terra, dell'acque e del cielo, di tutto il mondo, soffocato sotto li scudi di corame bollito e blindati di rame dei Franchi, oppresso dalle scomuniche, lutulento nella ignoranza.
      Ed il Pan vigilava.
      Anima delle carni, esasperazione dei sensi insoddisfatti, nelle ore oscure e tormentose della Tebaide, apparve all'Antonio eremita, sotto le languide e promettenti figure delle femine ignude, a sogguardarlo dalle asperità della caverna, a sbucare rosee e promettenti, dalle stuoie irsute del giaciglio, succube deliziose. Nelle lande di Bretagna, nelle foreste dell'Alpi, nei dumi ancor sacri dell'Appennino, attorno al Noce di Benevento, fu Astaroth demonio bicornuto, caudato, Fauno cinico ed ironico. Insegnò alle fattucchiere la scienza dei semplici, dell'erbe mediche, maligno e benigno archiatra ad un tempo, cantastorie di prodigi; e servì per il sesso e per lo spirito, evocato dalla triplice sequenza delli scongiuri. Fu, tra li Albigesi non dimentichi di Manete: e Simone di Montfort si insanguinò al sacco di Tolosa invano uccidendo, perchè sempre rinasceva dal sangue. E con Giovanni Huss, in Boemia, con Giordano Bruno, in Italia, ambo sacrificati ed arsi, rutilò, nelle fiamme del rogo, per la libertà delle coscienze.
      Svolse, ad encomio de' principi della chiesa, poichè la Rinascenza aveva smagato dal cuore, alacre al bello, le paurose imposizioni del sopranaturale, un Pomponazzi, il materialismo, e Giovan Battista Vico, la seguenza dell'epoche, nei ricorsi sopragiungenti dell'istoria.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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