E li ammiro pel loro studio indefesso sopra ai numeri, non sempre esatti, della statistica (le cifre qualche volta sono una opinione) e per la loro facile duttilità e pieghevolezza ai bisogni dell'ora, remissione profittevole che fa loro scambiare una corona, più o meno costituzionale, con un berretto frigio, più o meno purpureo.
Ammiro ch'essi possano catalogare, con molta disinvoltura, ogni atto dell'uomo, e che in omaggio alla biologia, richiamino dal parlamento una legge, ahimè sfumata nel crogiolo oscuro di una secreta votazione, per assicurarci un giorno d'ozio completo, come al Demiurgo dopo d'aver creato il mondo.
Essi sanno così, con bella regola aristotelica, diminuirci di questo, aggiungerci di quest'altro per lunghi comma tassativi a salvaguardia della mediocrità.
E permetto, che, sotto li sguardi tutelari della burocrazia regia, un'altra ed immensa se ne minacci a pro dei lavoratori e di tutto il resto.
S'abbranchino al regime, pensino quanto sia breve l'ambito dell'individuo e sempre più lo restringano; pongano angioli custodi, o daimones monturati, due, al fianco d'ogni persona, perchè quello di sinistra gli suggerisca: non devi far questo, mangi troppo; e quello di destra; devi far questo, non mangi abbastanza.
Si preoccupino del ventre, del centro, che borbotta, che chimifica ed ingurgita, dove si involgono le budelle e riposa il sesso; e cerchino, per questa via, la felicità.
Ma, quando, ad esempio, una Giustizia, vuol giudicare di letteratura, io credo, che esorbiti dalle sue competenze; perchè meno intende dell'orecchiante o dell'indifferente, i quali riescono, almeno, ad esprimere qualche volta un pensiero con sincerità.
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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Demiurgo Giustizia
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