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      Il poeta non si ferma, altius agit iter, anela a più sublimi altezze, Icaro, in paragone, vuole emulare.
      «O Despota.... è l'anticofratel mio. Le sue prove amo innovare,
      io, nell'ignoto. Indulgi, o invitto, a questamia d'altezza e d'abissi avidità»
      In sul principio, raffrena il quarto Ditirambo, poi lo scudiscia perchè sobbalzi alla meta, disordinato. Non si squaglia la cera all'ali conteste dalla dedalea mecanica?
      L'estate superba incendia il cielo; l'eroe ed il poeta cadono in mare, ma questo ha il nome del primo più fortunato in superbia. L'estate declina colle sue ore turgide e lunghe; la maturanza impende; convien raccogliere e preparare L'Otre.
      ***
      Molti di buon gusto e di giusta coltura si fermano alle quartine dell'Otre con piacere e rispetto. A mo' di un poema difficile alessandrino, la pelle del becco sordido e bisulco racconta le sue avventure e la sua storia. Per li evi, obeso, contenne acqua di fonte ed acqua piovana, latte caprino e liquido d'olive spremute, sangue di grappoli e sangue umano, ultimo e divino battesimo.
      Certo l'evocazione è speciosa ed evidentissima; ma l'umanità siziente, o di latte, o d'acqua, o di vino, o di sangue, esula. Qui è un singolo appetito, comunque rinnovato, che ha il suo peana; e per l'individualità di un fatto solo l'ode è prolissa e si ripete più che non conviensi, e la mitologia impaccia. Assurge la famigliarità del vaso primitivo ad una grandezza che gli è sproporzionata e la sua metamorfosi in zampogna è una callida costruzione voluta, per ripetere la favola di Marzia e lunghi aggettivi omerici, più che una logica sequenza di pensiero.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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