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      Non è il solo ottimo tra i poeti d'Italia; qualcuno, dall'altra parte della collina, ascende, ultimo figlio di Vergilio che canta l'ora di Barga, che si affida e si confida alla sorella amata, che all'ombra cruenta di suo padre assassinato, con rime preziose e serene, compone il monumento della pietà filiale, che all'ombra vagante ed equivoca e fatale di una imperatrice ha chiamato la pace, pace per i delitti della sua casa, pace per il delitto di chi li aveva vendicati, grande istinto per piccola coscienza armata di coltello.
      E salgono insieme. L'Ode si rivolge a Giovanni Pascoli(41), dignitosa opera buona, a lui custode delle più pure forme, a lui ed alla sorella
      «che vedrai di dolcezza lacrimare;»
      perch'era necessario, che, avendolo incontrato prima e spesso senza volersene accorgere, pure ripetendo le sue voci sorprese nel ritmo dell'aria mossa, ora gli facesse onore e si mettesse di un grado più basso.
      ***
      Il poeta dà la sua imagine ed il suo riflesso, esteriorizza il proprio organismo in forme di bellezza. Egli è una coscienza avvertita o no, punto centrale da cui la visione abbraccia l'universo intiero. Ciascun episodio, ciascuna inframettenza rende una imagine, in iscorcio, del tutto: e perchè la disposizione di quella non può essere rigorosamente identica nella espressione di due individui diversi, così il poeta, che vi si manifesta integralmente, dice nel medesimo tempo tutte le cose secondo una prospettiva di un valore soggettivo ed esatto, in quanto la si consideri dal suo punto di vista speciale.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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