Son questi saputi d'ambo i sessi, che, ad esempio, parlando delle liriche di Paolo Buzzi, si rammentano dei nomi di Walt Whitman, di Verheren, di Gustave Kahn, tutta gente grandissima e forastiera, e non si accorgono che vi era qualche altro qui, proprio vicino a loro, che almeno per ben inteso nazionalismo, avrebbe potuto essere citato anche come istigatore dello stesso Buzzi; il quale, del resto, si dimentica di queste ed altre cose al proposito. Così hanno sbagliato e Ricciotto Canudo e Giovanni Borelli(44), quando, per difetto di osservazione, hanno voluto proclamare il D'Annunzio annunziatore del verso libero italiano; e sbagliò solennemente lo stesso Buzzi, il quale, facendo un estratto del suo saggio, ultimo dei molti contenuto nell'Inchiesta, sicchè da questa spremuta nacque il suo da pag. 142 a pag. 148 di quel volumetto - per preporlo alla Antologia(45) dei Poeti Futuristi - 1912: sbagliò, perchè trovò inutile rammentarsi di me e dell'opera mia, cui pure aveva citato nella prima lezione. Oh, futurismo ingenuo, che pedissequa e codia le vecchie e vomitose abitudini corrieriste! Forse che il silenzio annulla? Ma era necessario ingraziarsi, un'altra volta, il capo della banda che mal concordava con me; ed ai lacchè del futuro, come ai valletti del presente è lecito disdirsi ed essere reticenti. Oh, futuristi, che avete fatto dei versi sbagliati - perchè eravate incapaci di stenderne dei buoni - e queste cacafonie chiamaste versi liberi, per scriverne, veramente, non avete imparato da me?
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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo 1914
pagine 379 |
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